Skip to main content

Al di là della leadership femminile: le tre dimensioni che riguardano ogni leader.

La nostra esperta di leadership femminile, Adele Mapelli, è intervenuta al convegno conclusivo del progetto R.E.D.A. (Rete di Empowerment per Donne Amministratrici) organizzato dall’Associazione Donne di Federazione Trentina della Cooperazione.

La riflessione parte da due domande chiave: la leadership è solo una questione di ruolo?
Cosa significa oggi essere leader? Come promuovere una leadership sempre più inclusiva?

Nel sentire comune, leader è colui o colei che ha una posizione importante all’interno della gerarchia organizzativa, ma tutti noi, nel nostro piccolo o nel grande, possiamo avere un ruolo di leadership, ovvero un’influenza nei confronti di altre persone, indipendentemente dal ruolo che ricopriamo.

Una buona base per essere leader a tutto tondo è la leadership su di sé cioè saper riconoscere la propria leadership e saper gestire il proprio lato emotivo, ovvero la propria intelligenza emotiva.

Poi c’è la leadership sugli altri: colleghi, collaboratori, clienti esterni, …
Leader è chi sa creare relazioni funzionali e climi motivanti in cui le persone hanno la possibilità di sentirsi a proprio agio. In particolare, oggi più che mai in azienda emerge l’esigenza di ripensare un modello di leadership che promuova un approccio inclusivo nella gestione delle persone, tema attorno al quale abbiamo anche costruito alcune esperienze formative ad hoc.

Infine, c’è la leadership organizzativa ovvero la capacità di stare sotto i riflettori e creare network.
Questo è un aspetto molto importante e, probabilmente, quello su cui le donne devo lavorare di più perché le fa sentire meno a proprio agio.

Qui sotto vi offriamo tre video pillole su ciascuno degli aspetti legati alla questione femminile: la leadership su di sé, sugli altri e la leadership organizzativa.

La leadership su di sé: interiorizzazione, autostima e gestione delle emozioni.

Allenarsi nel riconoscere una propria leadership significa lavorare su tre livelli di consapevolezza che riguardano l’interiorizzazione, l’autostima e la gestione delle proprie emozioni.

La leadership e su di sé pone un grande accento sull’esercizio del potere come una sorta di qualità interiore che deve innanzitutto avere uno spazio di riconoscimento all’interno di noi.
Solo grazie a questo step iniziale, di interiorizzazione appunto, la propria leadership può passare ed essere riconosciuta all’esterno.

Poi c’è l’autostima che è come ci vediamo, il modo con cui ci definiamo rispetto agli altri.
Gli studi ci dicono che, generalmente, le donne hanno una difficoltà nell’autovalutarsi in modo oggettivo.
Quasi sempre la propria autovalutazione ha una sorta di difetto rispetto al reale e spesso questo è dovuto al fatto che c’è un’eccessiva preoccupazione del giudizio degli altri.
Tutte le volte che sono proiettate sul giudizio degli altri è come se diminuissero il proprio valore.

Poi c’è la gestione dell’emozione e il detachment.
Spesso viene detto che le donne non sanno gestire le proprie emozioni ma, al di là del genere, le emozioni possono essere invalidanti per tutti e creare degli ostacoli a livello lavorativo.
In realtà l’aspetto emotivo può essere una bellissima e distintiva risorsa se saputo gestire con oculati accorgimenti.

La leadership sugli altri e il ruolo delle relazioni tra passività, aggressività e assertività.

In generale le relazioni sono fondamentali, soprattutto per le donne, e nascondono un lato positivo e uno negativo: danno la possibilità di creare reti, quindi opportunità, ma possono rischiare di diventare una gabbia quando prendono il sopravvento rispetto all’ambito lavorativo.
Questa sorta di invischiamento relazionale toglie libertà alle relazioni professionali andando a influire negativamente sul raggiungimento degli obiettivi.

Esistono poi gli stili relazionali dove la passività e l’aggressività rappresentano gli estremi di un continuum.  Entrambi gli stili sono importanti, ma hanno anche degli svantaggi, effetti negativi che rischiano di rovinare le relazioni.

Ecco perché si deve fare largo una terza via, quella dell’assertività.
Essere assertivi significa saper esprimere il proprio pensiero senza ansia né sensi di colpa, senza aggredire. Ed è così che si diventa autorevoli ovvero, quando si riesce a trasmetter liberamente e con rispetto il proprio potere espressivo.

La leadership organizzativa tra self branding e business networking.

Quando si parla di leadership organizzativa sono due le parole chiave da approfondire: self branding e business networking.

Il self branding non è un atto di vendita di sé, ma un atto di valorizzazione delle competenze e dei risultati che si ottengono. Come detto in precedenza, questo, generalmente, è un terreno poco praticato dalle donne.

Così come poco praticato è il terreno del business networking, ovvero la creazione di una rete professionale per generare opportunità di promozione personale.
Il business networking è un acceleratore della carriera perché può velocizzare il raggiungimento dei propri obiettivi professionali.

Ma per rendere concreto tutto questo, ogni leader ha bisogno di un piano di azione con obiettivi ben definiti.
Perché senza un piano di azioni e obiettivi definiti si corre il rischio di percorrere strade tracciate da altri e che non fanno per noi.

Kokeshi coloured HR