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Diventare genitori è uno dei momenti più importanti nella vita di ogni persona.

Ma cosa succede nel frattempo alla carriera delle neomamme e dei neopapà?
Come le aziende affrontano questo periodo così delicato?

Le casistiche sono tante e molto variegate. Tutti gli studi empirici sul tema, però, dimostrano che sostenere la conciliazione famiglia-lavoro ha effetti positivi sul benessere delle persone, sul loro livello di motivazione e di soddisfazione lavorativa con vantaggiose ricadute anche sulla produttività e sulle performance organizzative.

Quindi è anche interesse dell’azienda che sia vissuto nel modo migliore.
Ma in che modo?

Come gestire e valorizzare la genitorialità?

Partiamo da un primo dato di fatto: non bastano azioni sporadiche, ma una progettualità e un vero e proprio cambiamento culturale che, spesso, deve coinvolgere anche il management.

In molti pensano che sia sufficiente adottare quelle due o tre azioni e lasciare alle persone la responsabilità di farne uso.

Pensiamo al part-time che quasi sempre viene concesso alle neomamme che rientrano dal congedo. Che senso ha se rischia di rendere più precarie le loro condizioni lavorative e più difficoltose le progressioni di carriera?

O ancora, pensiamo agli accordi con asili nido o all’utilizzo dei congedi parentali per i padri. Che senso hanno se i primi diventano un modo implicito per chiedere di dedicare più ore al lavoro e i secondi vengono ridicolizzati dai colleghi o dallo stesso manager?

Saper governare e progettare tutto il periodo pre-durante-post congedo è, dunque, la chiave per gestire in anticipo eventuali difficoltà personali o problemi lavorativi, per costruire un contesto organizzativo inclusivo, basato sulla fiducia e sul dialogo continuo tra le persone e il management.

Vediamo insieme alcune azioni che vanno ben altre i singoli benefit, ma che nascono per progettare insieme ai neogenitori come affrontare i tre momenti della genitorialità in azienda.

Il primo momento è quello che precede il congedo.

Specialmente per chi si appresta a diventare genitore per la prima volta, questo è un periodo di forte incertezza e smarrimento. Ecco perché il supporto informativo si rivela di fondamentale importanza. Dalla intranet aziendale ai seminari tematici, ogni spazio, che sia fisico o virtuale, può diventare una fonte di informazione facilmente accessibile sulle tutele previste dalla legge, sui servizi offerti dall’azienda, sulle problematiche che potrebbero insorgere e su come risolverle.

E ancora, la programmazione del congedo stesso.
La pianificazione dell’assenza è un aspetto strategico per abbattere i costi legati alla tutela degli aspetti organizzativi, oltre che essere una garanzia del ritorno al lavoro. Naturalmente la pianificazione deve essere fatta insieme al neogenitore e generare le condizioni per poter rientrare serenamente al lavoro.

Poi arriva il momento del congedo.
In questa fase mantenere attivo un canale di comunicazione ha effetti molto positivi sui neogenitori. Con ciò non si intende avanzare richieste operative o decisionali, ma tenerli informati su ciò che avviene in azienda, dare loro la possibilità di continuare ad usufruire di benefit aziendali (il pc o il cellulare), di seguire corsi online, ecc..

Infine, c’è il momento del rientro, sicuramente la fase più critica che richiede una particolare attenzione.
Anche in questo caso, la programmazione si rivela strategica specie quando coinvolge anche i manager e gli HR per stabilire insieme le modalità di rientro attraverso misure di supporto, sistemi flessibili e servizi dedicati.

Ci sono altri tre fattori che, in maniera trasversale, rappresentano elementi fondamentali di un’efficace strategia:

  1. l’abbattimento degli stereotipi, sia sulla madre che sul padre
  2. la creazione di un ambiente inclusivo
  3. il favorire una cultura sui new dad

Qui trovate un ulteriore approfondimento su questi aspetti.

Il caso Novartis: la genitorialità come valore aziendale

Sono sempre di più le aziende attente alla gestione della genitorialità, all’inclusione dei neogenitori e alla diversificazione dei loro bisogni.

Tra queste Novartis rappresenta un fiore all’occhiello.
Da anni l’azienda investe molte risorse nei servizi di welfare, con una particolare cura al congedo parentale, per raggiungere diversi obiettivi: dall’aumento della motivazione dei neogenitori all’essere un’organizzazione fortemente attrattiva di nuovi talenti.

Abbiamo avuto il piacere di essere scelti come partner di un progetto che abbiamo chiamato “Genitori a lavoro”: un percorso che ci ha visti lavorare insieme dall’ideazione del concept fino alla sua realizzazione.

mappa del progetto Novartis sui genitori in azienda

Il progetto è stato costruito intorno a due filoni di iniziative, “Diventare genitori” e “Rientrare al lavoro”, che hanno accompagnato i neogenitori nel periodo pre e post congedo.

Video interviste su alcuni temi cardine, sessioni formative online altamente pratiche e interattive, format di apprendimento cooperativo come il Work Cafè, sessioni di coaching one-to-one, … Insomma, un ampio ventaglio di opportunità dedicato ai diversi gruppi di popolazione coinvolti.

A nostro avviso, sono tre gli aspetti che hanno impattato di più sulla buona riuscita del progetto:

  1. la co-creazione con il team di Novartis: abbiamo lavorato mettendo in comune esperienze e competenze con l’obiettivo di intercettare i reali bisogni dei neogenitori per dare loro un aiuto concreto
  2. il coinvolgimento dei manager per favorire ponti di comunicazione e abbattere bias e stereotipi su chi usufruisce di congedi parentali
  3. il coinvolgimento dei neopapà per legittimare il crescente desiderio di partecipare alle attività di cura che prima erano esclusivo appannaggio delle madri

Trovate altri interessanti dettagli sul progetto, in un’intervista a Paula Sequeiros, Talent, Organizational Development and Inclusion Head di Novartis Italia, pubblicata qui su I Quaderni della Fondazione Marco Vigorelli.

Kokeshi coloured HR